MIRAI

GIO 12 DICEMBRE 2019

(Mirai no Mirai) Regia, soggetto e sceneggiatura: Mamoru Hosoda - Fotografia: Ryo Horibe - Montaggio: Shigeru Nishiyama - Animatori: Hiroyuki Aoyama, Ayako Hata - Giappone 2018, 100', Nexo Digital.


Kun-chan, quattro anni, ha un'infanzia felice. Almeno fino a quando non arriva Mirai ("futuro" in giapponese), la sua sorellina. Geloso, Kun cerca tra capricci e ricatti di attirare l'attenzione dei genitori, monopolizzata dai bisogni primari di Mirai. Il suo unico rifugio è il giardino di casa dove accadono prodigi straordinari. Ai piedi di un grande albero magico, Kun fa la conoscenza degli affetti più cari, colti in età diverse della loro vita: la madre bambina, la sorellina adolescente, il nonno ragazzo, il padre fanciullo. In un viaggio tra passato e futuro, Kun scopre la sua storia e trova il suo posto nel mondo. Un posto che comprende anche Mirai.

C'è un filo comune nei temi dei lungometraggi di Mamoru Hosoda: La ragazza che saltava nel tempo guardava alla giovinezza, Summer Wars parlava di famiglia, Wolf Children raccontava la maternità mentre The Boy and the Beast la paternità, e ora il regista giapponese si concentra sul rapporto tra fratelli e sorelle: di quanto l'arrivo, seppur naturale e atteso, di un nuovo membro in famiglia, comporti uno sconvolgimento dei delicati equilibri familiari ed affettivi. C'è qualcosa di magico e poetico nel modo in cui i giapponesi riescono a raccontare attraverso vari media la quotidianità e i fatti della vita, anche quelli più semplici (?). Mamoru Hosoda riesce ad incantare lo spettatore con una grafica fantasiosa ma ricca di dettagli realistici e ritrae i veri sentimenti e le azioni di un bambino geloso dal punto di vista di un bambino. (?) Mirai è un piccolo tesoro raccomandato soprattutto agli adulti, ma che può essere visto anche dai bambini più grandi che possono sicuramente riconoscersi in quel mondo di sentimenti in cui il protagonista si perde. Quello che colpisce del film è la sua semplicità, una storia di famiglia meravigliosa, adorabile e divertente. (Silvia Aceti, www.darumaview.it)


Hosoda si interroga e interroga il suo spettatore non solo sul ruolo di figlio, ma soprattutto su quello di genitore. Come si fa a far sentire la propria prole sempre amata e al sicuro? Cosa significa essere bravi genitori oggi? Ci sono tutti gli elementi della contemporaneità, senza dimenticare le tradizioni del Giappone come le bambole porta-fortuna: il tablet per intrattenere i piccoli, il fare il papà casalingo se la mamma torna a lavorare, il voler essere una donna in carriera ma anche una buona madre, il voler recuperare un rapporto col primogenito ora che si sta di più a casa e quindi lo si vede molto più spesso, e si è meno presi dal lavoro. I genitori di Kun e Mirai si interrogano fra di loro più volte durante il film, e anche con i propri parenti (i nonni di Kun e Mirai), se stiano facendo bene il mestiere più difficile al mondo, che arriva senza istruzioni d'uso e con tanto bisogno d'improvvisazione. Così come il ruolo di fratello maggiore può responsabilizzare ben prima del tempo, per motivi pratici. (?) Hosoda con questo film si guarda allo specchio e ciò che restituisce allo spettatore è un'analisi meticolosa ma anche emozionante dei genitori e dei figli di oggi. Sembra che, attraverso i viaggi di Kun, immaginari o meno che siano, Hosoda voglia dirci che siamo il risultato della nostra eredità familiare oltre che di esperienze personali. Bisogna guardare nella storia della propria famiglia per poter comprenderne il futuro. Dopo Coco, un altro film d'animazione che basa tutta la sua storia sul potere della famiglia, anche se in modo completamente diverso. (Federico Vascotto, www.mangaforever.com)

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