(Vice) Regia e sceneggiatura: Adam McKay - Fotografia: Greig Fraser - Montaggio: Hank Corwin - Interpreti: Christian Bale, Amy Adams, Steve Carell, Sam Rockwell, Tyler Perry, Alison Pill, Lily Rabe, Eddie Marsan, Justin Kirk, Bill Pullman, Brandon Sklenar, Jillian Armenante, Mark Bramhall, Brandon Firla, Shea Whigham - USA/GB/Spagna/Emirati Arabi Uniti 2018, 132’, Eagle Pictures.
Una satira della società americana impoverita economicamente e pure moralmente, assorbita dall'intrattenimento e dallo sballo, disinteressata o incapace di fronte a una politica labirintica. Ci sono passaggi ferocissimi, di pura misantropia, dove l'abbruttimento e l'idiozia degli americani (ma vale in fondo per ogni popolazione democratica) emergono prepotentemente, grazie a stacchi di montaggio. (…) Il motivo più ricorrente è quello della pesca che Cheney praticava e i cui ami con esca punteggiano il film, sottolineando come il protagonista tenda le proprie trappole. I mutamenti politici innescati da Cheney, tra cui spicca la nascita di Fox News con la morte della par condicio, sono visti come il germe da cui prende il via la deriva destrorsa dell'America (ma non solo) contemporanea, con un dilagare di falsità o, per dirla come Trump, di "fatti alternativi". Ma anche il gusto per nomi nuovi e ingannevoli, con la funzione di rendere idee e leggi più digeribili agli elettori, è una strategia chiave già di Cheney e dei suoi esperti di comunicazione. Del resto durante la Presidenza Bush è stata fatta una guerra sulla base di informazioni falsate riguardo armi di distruzioni di massa in Iraq e sono stati coniati raccapriccianti eufemismi, come "interrogatorio potenziato" per indicare in pratica la tortura senza nominarla mai. (…) Gli ideali (…) erano già ampiamente morti ben prima che lui arrivasse al potere e la Casa Bianca di Nixon era una messa in scena, dominata da Kissinger, dove la sola cosa importante era non farsi cogliere con le mani nel sacco. Il genio di Cheney è stato agire con la riservatezza e la discrezione di un uomo quasi invisibile. (Andrea Fornasiero, www.mymovies.it)
«Qualsiasi cosa faccia il presidente è legale». È da questo principio che si diramano come lingue di fuoco le audaci allusioni al Watergate, alla baia di Guantánamo, al waterboarding e a tutte le altre forme di tortura avallate dagli USA negli anni del terrorismo post 11 settembre. Fino ad arrivare ai reali moventi della guerra in Iraq e Afghanistan, nonché ai modi in cui il quarto potere dei giornali può davvero trasformarsi in una spietata macchina mediatica. La regia di McKay restituisce tutto ciò con una raffinata e sfacciatissima vivacità intellettuale. La sua sceneggiatura è un bolide che sfugge veloce alla noia e alle catalogazioni. (…) Un film spiazzante, geniale, con la forza d’urto di un documentario e l’epicità di certo cinema di fiction. (Alessandra Del Forno, www.masedomani.com)