LE INVISIBILI

MER 30 E GIO 31 OTTOBRE 2019

(Les invisibles) Regia e sceneggiatura: Louis-Julien Petit - Fotografia: David Chambille - Montaggio: Antoine Vareille, Nathan Delannoy - Interpreti: Audrey Lamy, Corinne Masiero, Noémie Lvovsky, Déborah Lukumuena, Sarah Suco, Pablo Pauly, Brigitte Sy, Quentin Faure, Fatsah Bouyahmed, Patricia Mouchon, Khoukha Boukherbache, Bérangère Toural, Patricia Guery - Francia 2018, 102', Teodora.


Lady D, Édith Piaf, Brigitte Macron, Beyoncé, Salma Hayek e le altre scalpitano davanti all'Envol, centro di accoglienza diurno destinato a ricevere donne senza fissa dimora. Nascoste dietro agli pseudonimi che preservano il loro anonimato, cercano e trovano riparo tra quelle mura: una doccia, un caffè, qualche ora di calore umano le confortano e le rimettono in piedi. Almeno fino a quando Audrey e Manu, che dirigono il centro, non ricevono lo 'sfratto'. I fondi sono sospesi secondo le disposizioni della municipalità che ritiene il tasso di reinserimento insufficiente e non vuole più dispensare senza risultati. Ma Audrey e Manu con l'aiuto della psicologa Hélène, non si arrendono e decidono di installare clandestinamente un laboratorio terapeutico e un dormitorio.

Con Discount, storia di resilienza di un gruppo di cassiere sottopagate sostituite dalle casse automatiche, e Carole Matthieu, atto di accusa di un medico del lavoro contro un'azienda dalle tecniche manageriali intollerabili, Louis-Julien Petit aveva già dimostrato d'impiegare il cinema come tribuna per affrontare realtà difficili, andando al di là della semplice osservazione sociale. Le invisibili non fa eccezione e orchestra un terzo atto di disobbedienza civile. (?) Dirette con grazia e filmate col cuore, le interpreti si rivelano dentro un film che fronteggia l'incapacità delle civiltà moderne di farsi carico della sorte dei più fragili. In perfetto equilibrio tra cinema impegnato e feel good movie, Le invisibili insinua in maniera sottile la violenza della strada (l'aggressione sessuale) e il terrore come norma quando una donna è fuori nel mondo. (?) Profondamente toccato dal libro di Claire Lajeunie (Sur la route des invisibles: Femmes dans la rue), l'autore francese trascorre un anno nei centri di accoglienza per raccogliere testimonianze e realizza un film che dona voce alle donne dimenticate dal mondo e a quelle che le sostengono, accogliendole 'senza condizioni' e alleviando la loro angoscia quotidiana. (Marzia Gandolfi, www.mymovies.it)


Louis-Julien Petit (?) ha deciso di utilizzare attrici non professioniste per incarnare le donne senza fissa dimora, ha voluto coloro che realmente conoscessero la strada, le sofferenze e i meccanismi di un centro d'accoglienza. È come se Louis-Julien Petit, mostrando fedelmente le donne che ha potuto incontrare, abbia ricercato una verità autentica per mostrare al pubblico la drammatica realtà a cui non assistiamo tutti i giorni. Eppure, questo film riesce a trascendere la tragicità della trama e, conducendoci verso i cuori sinceri di queste donne, raggiungiamo un livello di empatia disarmante. L'autore ha la capacità di farci ridere, giocare e commuoverci con loro, come loro, come se finalmente riuscissimo a vedere queste donne invisibili. Grandi emozioni emergono dagli sguardi, dal portamento, dai sorrisi di donne che ce l'hanno fatta. Forse non riusciranno a trovare un lavoro a breve, forse rimarranno in altri centri d'accoglienza per molto tempo, ma si sono scoperte agli altri, hanno rincontrato sé stesse e possono tornare a guardare il mondo con speranza. (?) Una storia tragica e al contempo divertente che, oggi, necessitava di essere raccontata. (Tommaso Paris, www.cinematographe.it)

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