(Smuggling Hendrix) Regia e sceneggiatura: Marios Piperides - Fotografia: Christian Huck - Montaggio: Stylianos Constantinou - Interpreti: Adam Bousdoukos, Vicky Papadopoulou, Toni Dimitriou, Özgür Karadeniz, Fatih Al, Giannis Kokkinos, Demetris Demetriou, Alexia Evripidou, Marios Stylianou - Cipro 2018, 92’, Tucker Film.
Marios Piperides tesse una storia ai limiti dell'assurdo, un bizzarro road movie che è anche metaforica riflessione sull'inutilità delle frontiere con chiari ed evidenti rimandi all’attualità. (…) Yannis si muove in un mondo paradossale e il cagnetto Jimi che zampetta inconsapevole da una parte all'altra della frontiera facendosi beffa di tutti, politica compresa, assurge a straordinario simbolo di umanità. (…) Marios Piperides dimostra di saper usare con disinvoltura il linguaggio del paradosso e della comicità surreale, firmando un’opera prima godibile e scanzonata, che pure ha l’abilità di portare sotto i riflettori il dramma della politica dei muri. La scrittura è raffinata e ironica, capace di trasmettere attraverso luoghi e personaggi, il senso di straniamento proprio di un terra di confine, come quella “zona cuscinetto” sorvegliata dall’Onu che spacca l’isola di Cipro in due. (Elisabetta Bertucca, www.movieplayer.it)
Il cane protagonista del film di Piperides è fin dall’inizio l’emblema di quell’unione tanto agognata e al contempo sfuggente. (…) È l’individuo dirompente che riesce a fare da solo quello che gli umani non gli permetterebbero di fare, quello che gli umani non possono fare liberamente. Jimi incarna quella che sarebbe la soluzione più semplice, la libera integrazione e circolazione, la soluzione che tutti, civili e soldati, musicisti e contrabbandieri in fondo vorrebbero e che idealmente inseguono. E nel film (…) l’inseguimento diventa inevitabilmente anche fisico, quello che si scontra con il maggior numero di ostacoli, dalle lacunose ed evanescenti normative europee ai muri coronati da filo spinato. L’opera prima di Piperides dà ampio respiro a scene comiche, ci aiuta a ridere di una realtà urgente e complicata, ma ad essa offre anche spazio per mostrarsi agli occhi di un pubblico che non conosce abbastanza la situazione di un’isola così geograficamente vicina. Dietro i rischi che corrono i personaggi del film, dietro la posta in gioco che ognuno avanza nei confronti degli altri, dietro ai risentimenti e alle tensioni che vengono tinti di grottesco dal genere comico, si percepisce il bisogno di un cambiamento che dovrebbe partire proprio da quelle strade tagliate in due da un muro, dalla frontiera, da dei soldati armati. Se da un lato le battute sul divieto di circolazione di animali e piante dalla zona turca a quella greca ci fanno inevitabilmente sorridere, dall’altro la questione che viene tirata in ballo è molto più seria e pericolosa e diventa prorompente in un periodo in cui le frontiere vengono sempre più chiuse e i muri culturali e fisici (…) rafforzati. (Bianca Friedman, www.intrattenimento.eu)