PERFECT DAY

Recensione del 10 gennaio 2020 di Guido

Regia: Fernando León de Aranoa - Sceneggiatura: F. León de Aranoa, Diego Farias dal romanzo di Paula Farias - Fotografia: Alex Catalán - Musica: Arnau Bataller - Montaggio: Nacho Ruiz Capillas - Interpreti: Benicio Del Toro, Tim Robbins, Olga Kurylenko, Mélanie Thierry, Fedja Stukan, Eldar Residovic, Sergi López - Spagna 2015

Fernando León de Aranoa torna sul grande schermo con una commedia contro la guerra, un'opera dissacrante che si può sen'altro avvicinare al Comma 22 di Nichols o all'altmaniano MASH, o, per collocazione territoriale, al No Man's Land di Tanovi?. Sempre attento alle tematiche sociali, de Aranoa ha alle spalle altre sette regie tra cui "I lunedì al sole", una commedia dolce-amara sui problemi della crisi del lavoro passata a Suburbana nel maggio 2003, e "Pricesas", una storia di solidarietà tra una prostituta spagnola e una immigrata sudamericana. Con "Prerfect Day" il regista madrileno ci porta nella Bosnia nel 1995, quasi alla fine della guerra dove, lungo sentieri montagnosi scorrazzano due jeep di un'organizzazione non governativa impegnata nell'azione umanitaria.


Alla guida della prima c'è Mambrù, un Benicio Del Toro sempre all'altezza dei suoi ruoli, che interpreta un donnaiolo portoricano giunto ormai al temine della missione, mentre al volante dell'altra jeep c'è il disincantato veterano americano B, Tim Robbins, solo una lettera come nome. Entrambi corpulenti, sguaiati, sfrontati, permeati del cinismo di chi ne ha viste di ogni colore nel corso di una lunga esperienza in una guerra dove tutti sono nemici di tutti e dove, a peggiorare le cose, impera la rigida stupidità militare dei puffi, come ironicamente vengono chiamati i caschi blu dell'ONU. Coi due c'è Sophie (l'ex modella Mélanie Thierry), nella parte di una giovane volontaria francese alla sua prima esperienza sul campo, e l'interprete bosniaco Damir (Fedja Stukan). All'inizio della tragicomica avventura che durerà per 24 ore, al gruppo si unisce la russa Katja (la bella Olga Kurylenko), ex fiamma di Manbrù spedita dalla Francia per stendere un rapporto sulle attività dell'organizzazione non governativa, e un bambino bosniaco alla disperata ricerca di un pallone e dei suoi genitori.


La mission, che si rivelerà impossibile, è quella di recuperare un pesante cadavere gettato in un pozzo per evitare che s'inquini l'acqua potabile di un villaggio. Succede di tutto e tutto congiura contro i cooperanti, tanto che è Mélanie Thierry, a pochi minuti dai titoli di coda, a dire con ironia che si è trattato di "un giorno perfetto". "A Perfect Day", come la canzone di Lou Reed che ascoltiamo nel corso della colonna sonora del film. Il regista negli anni novanta ha girato dei documentari proprio nella Bosnia in guerra e quindi conosce bene le cose di cui ci parla ma, non solo, l'opera di de Aranoa ha alle spalle anche il libro Dejarse llover di Paula Farias, dottoressa cooperante per Médicins Sans Frontières nella guerra dei Balcani e ora direttore operativo della stessa organizzazione umanitaria per le operazioni di soccorso agli immigrati nel Mediterraneo. Divertente, malinconico e graffiante, "A perfect day" è un film che sarebbe un peccato perdere.



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