La Mia Classe

Recensione del 10 gennaio 2020 di Stefano

Regia: Daniele Gaglianone - Italia 2013.

"La mia classe", prendendo ispirazione dallo sceneggiato RAI del 1972 "Diario di un maestro", mette a contatto un attore che recita la parte del professore (qui un cupo e maturo Valerio Mastandrea) con una classe vera, in questo caso composta da immigrati che vogliono imparare l'italiano. Ma tutto è complicato dalla presenza in campo della troupe, e quindi dalla compresenza di un livello di 'realtà' documentaria e di uno di 'finzione' filmica. La prima parte è complessivamente leggera e finalmente in un'opera di Gaglianone, che ci ha abituati ad un alto tasso di drammaticità, si ride sinceramente.


Ma quando ad uno degli alunni viene 'realmente' revocato il permesso di soggiorno, la situazione degenera... Lo spettatore è dunque portato a credere di aver scoperto il perché di quell'alternanza tra film e backstage dello stesso, presente sin dall'incipit: sembrerebbe trattarsi di un'esigenza pratica, del tentativo di ricucire la ferita creata da una scheggia di realtà che si era conficcata nella finzione. In verità, come comprendiamo progressivamente, anche il livello della 'realtà' è una ricostruzione. Fortunatamente non siamo dalle parti del metacinema compiaciuto: il regista, mettendosi in gioco davanti alla videocamera e «mettendoci la faccia» (come afferma nelle interviste), ha applicato un imperativo morale così forte che non rischia di rovesciarsi in narcisismo


Inoltre questo "Effetto notte" ha un merito fondamentale: sfruttare le strategie tipiche della finzione e insieme interromperla periodicamente e quasi brechtianamente per ricordarci che le parole degli allievi sono autentiche. Così (soprattutto nella sequenza delle 'confessioni') lo spettatore non può che essere toccato dai racconti reali e terribili dei personaggi che ha seguito fino a quel momento, e ai quali si è inevitabilmente affezionato.


Infatti gli alunni sono i veri protagonisti del film, degli splendidi attori non professionisti involontari, che ci ricordano la condizione di molti extra-comunitari giunti in Italia, il loro dolore per la lontananza di famigliari e amici, le loro aspettative, guardandoci dritti negli occhi e bucando lo schermo dell'indifferenza.


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